Entro nella tua stanzetta sospinto alle spalle da un
tetro splendore di calda luce solare che rende il mio elegante vestito scuro simile
al nero. Il mio volto nascosto dalla mia stessa ombra sogghigna nel vederti
seduta sul letto a fissarmi con determinazione, ma, seppur cerchi di
mascherarlo con la tua sfida, noto un briciolo di panico nei tuoi occhi. Mi
avvicino lentamente al tuo letto, osservando il tuo respiro che diventa
insicuro mentre mi guardi arrotolarmi la camicia sino ai gomiti; tu sai cosa
voglio e serri la mascella mentre fatichi a deglutire, la paura si alza nella
tua mente come una debole nebbia sopra un silenzioso acquitrino in una gelida
mattina autunnale, offuscandoti la mente e nascondendoti ancora una volta la
via per la libertà. La Libertà: brillante stella del mattino, luce della vita e
fonte di speranza. Luce nel tuo cuore, luce che spezza le catene, luce nei tuoi
occhi che ti fa riconoscere le tue pene. Tuttavia la libertà ha un prezzo che
ognuno è costretto a pagare: uscire dall’inerzia e combattere!
I tuoi occhi, prima spaventati, or diventano sempre più
determinati. Io mi accorgo del repentino cambiamento e ti osservo calcolatore. Lentamente
muovi la tua mano fino ad afferrare il cuscino steso dietro di te e con
velocità felina me lo scagli contro con tutta la forza che ancora possiedi. Ma
il morbido proiettile rimbalza contro le mie braccia alzate come contro un muro
e rovina a terra con un soffice tonfo, perdendo una candida piuma che
vorticosamente fluttua per l’angusta stanzetta trascinata dalla corrente della
tua fuga.
Scatti fuori dalla camera da letto e ti precipiti nella
soleggiata anticamera. Ma io ti sono alle calcagna e prima che riesci ad aprire
la porta dell’appartamento ti raggiungo con un balzo e ti afferro per il polso.
Con forza ti contorco il braccio dietro la schiena e ti schiaccio con la mia
mole la faccia contro la porta. Rimani immobile e ansimante mentre io assaporo
l’odore dei tuoi capelli sudati e non lavati da tempo. Con gusto ti bacio la
spalla e la base del tuo collo per poi risalirlo con la lingua fino
all’orecchio. Con la mano libera m’infilo sotto la tua camicetta strappata per
tastare il tuo morbido seno ed il tuo capezzolo turgido. La mia eccitazione
cresce e i passionali baci si trasformano sempre più in avidi morsi al tuo
innocente collo salato. Devo chiudere gli occhi per reprimere l’impulso
irrefrenabile di affondare troppo profondamente i miei denti nella tua carne.
Il pensiero di lacerarti i tessuti ed assaporarti il sangue mi fa vibrare tutto
il corpo mentre combatto la mia personale guerra tra il bene ed il male; la
necessità di mantenere un equilibrio nel saziare contemporaneamente il mio
demone ed il mio bisogno d’amore. La mia
bramosia mi acceca la mente e mentre la mia mano scivola dal tuo seno più giù
verso la pancia tastando l’incavo del tuo ombelico fino al tuo pube coperto
ormai da una sottile peluria, mi accorgo di aver lasciato la presa del tuo
braccio per slacciarmi i pantaloni.
Con un movimento fluido poggi entrambe le mani sulla
porta e ti spingi via da essa come un esplosione, colpendomi con gran forza la
faccia con la tua nuca, scaraventandomi così a terra mentre un sapore metallico
mi riempie la bocca. Senza perdere un attimo in esitazioni ti giri e cominci a
colpirmi ferocemente il volto sanguinante ed l’addome dolorante con i tuoi
delicati piedi nudi che spesso baciai nei momenti di passione. Solo a scapito della
protezione del mio viso riesco a riparare i miei genitali dalla tua furia
liberatoria. Una furia così brutale quanto giusta, in quanto assapori tutto l’odio
e la vendetta che si mescolano e bruciano in te come un sole morente prima di
una supernova, sino ad esplodere in un ruggito tempestoso che ti consuma l’anima
in un battesimo di fiamme. Lasciandoti solo il vuoto dove una volta c’era un
sentimento. Con orrore cadi in ginocchio piangendo perché sai che ora sei diventata più
simile a me.